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Botticelli
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Aby Warburg, Emma Cantimori (editor)
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Analisi della Nascita di Venere e della Primavera di Sandro Botticelli. Nella scelta di due "capolavori", oltre alla volontà di porre in risalto il significato che l'interesse per l'antichità assumeva nella cultura fiorentina del tardo Quattrocento, è possibile riconoscere un'intenzione polemica e una sfida alla visione "estetizzante" di tali opere da parte di un pubblico "moderno", ispirata dalle concezioni dei preraffaelliti e dell'Art Nouveau. La dissertazione, presentata nel dicembre 1891, venne pubblicata due anni più tardi, con il significativo sottotitolo di Ricerche sull'immagine dell'antichità nel primo Rinascimento italiano, e con una dedica a Hubert Janitschek e al docente di archeologia classica Adolf Michaelis, di cui il giovane Warburg aveva nel frattempo seguito i corsi.
Aby Warburg (1866-1929) è stato uno storico dell’arte tedesco, «amburghese di cuore, ebreo di sangue, d'anima fiorentino». Agli inizi del Novecento, inaugurò di fatto un importante filone della storia dell'arte: l'iconologia.
"Maggiore è la forza dell’artista, più il predicato ha forma compiuta, più quella è debole, più il soggetto espresso con una perifrasi è poco sviluppato." Così scriveva, nel 1890, a soli ventiquattro anni, mettendo in evidenza i limiti della critica di stampo formalista. Warburg era convinto che ridurre l’analisi di un’opera d’arte a una mera questione formale fosse un approccio non solo limitante, ma anche da evitare e addirittura da disprezzare. Warburg, infatti, riteneva che le immagini fossero icone cariche di significati aventi una stretta relazione con la cultura e la memoria di una società. Le immagini, in altri termini, hanno una storia, perché un’immagine sopravvive alle epoche e si perpetua attraverso il tempo seguendo stili diversi. Esistono, per esempio, repertori che dall’antichità classica si tramandano per giungere fino al Rinascimento, e a loro volta tali repertori nascono “come veicolo di rappresentazioni collettive”.
Di conseguenza, dal momento che le immagini sono strettamente connesse alla memoria di una società, Warburg “non si riduce né alla lettura di uno stile, né alla pura decifrazione iconologia delle immagini”: in modo del tutto originale, cerca di individuare tutta la complessa storia che si cela dietro un’immagine, al fine di contestualizzarla meglio, di spiegare le ragioni che l’hanno determinata, di comprendere a fondo le scelte di un artista, di capire come la figura dell’artista si colloca all’interno della memoria collettiva di una società.
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