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Pietre colorate
Pietre colorate
Adalbert Stifter
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L’avvincente racconto di una violenta epidemia di peste (Granito), la vicenda «piena di pacato ardimento» (Th. Mann) di un eroico sacerdote (Pietra calcarea), gli arcani destini di una fanciulla disgraziata (Tormalina), le prodigiose avventure di due fratellini (Cristallo di rocca), la commovente storia di una grande amicizia (Mica), una storia d’amore sullo sfondo delle guerre napoleoniche (Calcite): con il titolo Pietre colorate lo scrittore austriaco Adalbert Stifter pubblica nel 1853 sei novelle e a ciascuna di esse decide di dare come titolo appunto il nome di una pietra. Frutto di un progetto protrattosi per oltre dieci anni, la raccolta, originariamente pensata come dilettevole letteratura per l’infanzia, si è trasformata col tempo nel documento poetico di una severa condanna da parte di Stifter nei confronti della esasperata funzionalizzazione della società urbana, dei suoi ritmi frenetici e disumani. Partiti per essere i destinatari di queste storie, i bambini ne sono divenuti invece i protagonisti, autentici portavoce di un universo intatto che l’autore vuole opporre al mondo moderno, di cui avverte l’insensatezza e l’immoralità. Accanto a questi inconsapevoli messaggeri di purezza troneggia in Pietre colorate una Natura grandiosa e imperscrutabile con la quale gli esseri umani sono chiamati a misurarsi, dando prova di modestia e solidarietà. Esito più completo e più maturo dello Stifter novellista — negli anni seguenti lo scrittore si cimenterà in Nachsommer e in Witiko con la complessa forma del romanzo — Pietre colorate è da considerarsi una autentica vetta della novellistica ottocentesca e forse il capolavoro di un grande scrittore che sia pur con ritardo in questi anni la cultura italiana va giustamente riscoprendo.
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