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Eneide
Eneide
Publio Virgilio Marone, Riccardo Scarcia (editor)
4.0
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Scritta nei primi anni del regno di Augusto, l’Eneide doveva essere, nelle aspettative dell’imperatore, non solo il racconto dell’avventuroso arrivo di Enea nel Lazio e la glorificazione della famiglia Giulia, discendente in linea diretta dall’eroe troiano, ma anche e soprattutto il poema nazionale romano, corrispettivo di quello che per i Greci erano l’Iliade e l’Odissea. Anche la vicenda di Enea, come quella di Ulisse, è la storia di un ritorno: il travagliato viaggio verso una terra considerata per tradizione l’«antica madre» dei fondatori di Troia ormai distrutta, l’Italia, dove costruire una nuova patria. Tra i messaggi universali del poema, risalta l’attualità di un finale che parla al lettore contemporaneo con una potenza non scalfita dal tempo: dopo furenti burrasche, dolorose perdite di compagni, tragici amori, una profetica discesa agli Inferi e sanguinose battaglie, l’Eneide si chiude infatti con la promessa di una fusione di popoli e culture diverse, nel nome di una nuova civiltà comune.
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